La FIDU ha presentato un intervento di terza parte alla Corte europea dei diritti dell’uomo in merito all’abuso della legge anti-terrorismo da parte delle autorità turche e alla criminalizzazione dell’uso pacifico dell’applicazione di messaggistica istantanea criptata chiamata Bylock.
L’intervento, preparato da un gruppo di esperti italiani, britannici e turchi e in collaborazione con Arrested Lawyers Initiative, è stato presentato nel caso Saglam contro Turchia (Application n. 14894/20), attualmente in attesa di essere esaminato dalla Corte.
Eleonora Mongelli, vicepresidente della FIDU, ha dichiarato: “La Turchia ha la più grande popolazione di detenuti condannati per reati legati al terrorismo. Secondo un rapporto del Consiglio d’Europa, su un totale attuale di 30.524 detenuti negli stati membri del Consiglio d’Europa condannati per terrorismo, 29.827 di questi si trovano nelle prigioni turche. La legge antiterrorismo viene arbitrariamente utilizzata dal governo per mettere a tacere i difensori dei diritti umani e gli attivisti turchi e, in questo caso specifico, le prove utilizzate per accertare se l’individuo interessato sia membro di un’organizzazione terroristica armata (GM/FETO-PDY) consistono solo ed esclusivamente in attività lecite e/o interazioni con entità legalmente istituite, e/o nell’esercizio dei diritti e delle libertà che sono sanciti dalla Costituzione turca e dalla CEDU”.