TATARI DI CRIMEA “PRIGIONIERI DEL CREMLINO”: LIBERARE AMET SULEIMANOV

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Il 16 giugno il tribunale militare del distretto meridionale di Rostov sul Don nella Federazione Russa ha prorogato di altri due mesi la misura restrittiva per il giornalista di “Crimean Solidarity” Amet Suleimanov, agli arresti domiciliari a Bakhchisarai, nella Crimea occupata, dal marzo 2020. Amet è accusato, secondo il comma 2 dell’articolo 205.5 del Codice Penale russo, di partecipazione ad attività di un’organizzazione definita terrorista (Hizb ut-Tahrir, bandita dal 2003 in Russia ma non in Ucraina); ma in realtà per avere filmato le perquisizioni effettuate dalla polizia russa. Rischia 20 anni di carcere, senza avere commesso alcun reato. Nel corso dell’udienza, l’avvocato della difesa Edem Semedlyaev ha chiesto che sia consentito al suo assistito di visitare un istituto medico, poiché soffre di insufficienza arteriosa e mitralica e ha bisogno di cure mediche regolari; ma la corte non ha accolto la richiesta.

La Federazione Italiana Diritti Umani continua a seguire il suo caso e chiede la liberazione sua e di tutti gli altri “prigionieri del Cremlino”, perseguitati politici e illegalmente arrestati.