Yana Arabeika ha 20 anni ed è una studentessa e un’attivista
Yana Arabeika è una studentessa dell’Università pedagogica statale bielorussa e un’attivista dell’Associazione degli studenti bielorussi. È stata arrestata nell’ostello il 12 novembre 2020, nell’ambito di un procedimento penale ai sensi dell’art. 342 comma 1 del Codice Penale della Repubblica di Belarus (organizzazione o partecipazione ad eventi di gruppo che violano gravemente l’ordine pubblico). La ragazza è stata inizialmente detenuta nella prigione del KGB e in seguito trasferita nel centro di detenzione Nr. 1 di Minsk. Yana è una dei dodici imputati nel processo sul “caso degli studenti”, in cui undici studenti e una docente sono accusati di aver organizzato proteste nelle università dopo le elezioni presidenziali. Yana è stata simbolicamente “adottata” da Annette Widmann-Mauz, membro del Bundestag tedesco e ministro di Stato, la quale ha dichiarato: “Donne coraggiose come Yana Arabeika lottano per un futuro migliore per il proprio Paese. La sua esemplare aspirazione alla libertà e democrazia merita la nostra solidarietà e il nostro profondo rispetto”.
Viktar Babaryka ha 57 anni ed è stato candidato alle presidenziali 2020
Viktar Babaryka, a detta di molti, avrebbe vinto le elezioni presidenziali 2020 in Bielorussia, se solo gli fosse stato permesso di candidarsi. Babryka, è un banchiere affermato e brillante, da anni presidente di Belgazprombank (la banca bielorussa controllata dal gigante petrolifero russo Gazprom), divenuto famoso per aver fondato e sostenuto finanziariamente Chance, una fondazione che aiuta bambini colpiti da malattie gravi e incurabili e per aver acquistato 15’000 copie del libro della scrittrice Svetlana Aleksievich quando lei vinse il Premio Nobel, nel 2015, per poi donarle alle biblioteche pubbliche del Paese. Il 12 maggio Babaryka ha annunciato la sua candidatura e, una settimana dopo, ha depositato 8904 firme – poco meno di quelle (11’480) presentate da Lukašėnka. Per la prima volta, la popolazione ha visto in Babaryka un candidato capace di scalzare il dittatore dal trono e la comunità degli artisti, degli imprenditori e degli intellettuali lo ha pubblicamente sostenuto: il premio Nobel Svetlana Aleksievich, il regista Andrei Kureichik, il filosofo Vladimir Matskevich (che fino ad allora era sempre stato a favore del boicottaggio delle elezioni), e due ex candidati, sconfitti da Lukašėnka nel 2010, Uladzimir Nyaklyaeu e Andrei Sannikov. Alla fine di maggio i sondaggi su Internet davano Viktar Babaryka come vincitore con più di 50% dei voti, ma, nonostante la candidatura fosse formalmente ineccepibile, il 14 luglio il Comitato Centrale ha negato la registrazione di Babaryka alle presidenziali con la scusa della mancata dichiarazione dei beni immobili e finanziari esteri del candidato. L’11 giugno la Polizia ha compiuto una perquisizione e ha sequestrato dei documenti presso la direzione di Belgazprombank, di cui Babariko era stato presidente del consiglio d’amministrazione fino al maggio 2020, mentre tre membri del gruppo di sostegno alla sua candidatura sono stati arrestati. Poche ore dopo la magistratura annuncia l’arresto di 15 manager della Belgazprombank con l’accusa di “evasione fiscale aggravata” e “riciclaggio di fondi ottenuti con mezzi criminali”. Lo stesso Babaryka ha negato che tra il materiale sequestrato ci fosse “materiale compromettente” e ha sostenuto che il procedimento penale fosse solo una scusa. Il 18 giugno la polizia ha arrestato Viktar Babaryka e suo figlio Eduard. Viktar è stato inviato al famigerato centro di detenzione del Comitato per la Sicurezza dello Stato (KGB). L’accusa principale è che Babariko abbia illecitamente sottratto 430 milioni di dollari dal patrimonio di Belgazprombank, e che abbia illegalmente trasferito questo denaro, nel corso di anni, in qualità di responsabile delle “attività illegali” della banca, su conti privati in Lituania. Il 20 giugno è stato presentato l’atto d’accusa contro Viktor Babariko, il giorno dopo quello contro suo figlio, ma questi documenti non sono mai stati resi pubblici, mentre i due sono rimasti nel Centro di detenzione del KGB. Intanto, fuori dalla galera, la popolazione ha iniziato a protestare e a richiederne l’immediato rilascio. Il 6 luglio Viktar Babaryka, dopo 4 mesi di processo farsa, è stato condannato a 14 anni di carcere. La condanna più dura mai inflitta dal regime verso un oppositore politico.
(Tratto dall’articolo: “Lo strazio degli abbandonati: la Bielorussia non si arrende al tiranno” pubblicato su Gli Stati Generali del 13 dicembre 2020)