Un ampio rapporto pubblicato oggi dalla Federazione Italiana Diritti Umani mette in luce l’allarmante abuso degli strumenti antiterroristici e di sicurezza adottati in Turchia, in particolare dopo il tentato colpo di stato del 15 luglio 2016. Il rapporto, intitolato “Pericoli della discrezionalità incontrollata del pubblico ministero: processare reati di terrorismo nella Turchia post colpo di stato”, analizza in modo critico il rispetto da parte dei pubblici ministeri turchi degli standard nazionali e degli obblighi giuridici internazionali nelle persecuzioni/inchieste legate al terrorismo nel periodo successivo al colpo di stato.
L’impiego arbitrario da parte della Turchia del suo arsenale legale di strumenti antiterrorismo e di sicurezza ha raggiunto livelli senza precedenti negli ultimi anni, soprattutto in seguito al tentativo di colpo di stato del 15 luglio 2016. Esacerbato dai decreti dello stato di emergenza adottati nel periodo successivo, il quadro antiterrorismo è stato utilizzato ampiamente e arbitrariamente per designare e criminalizzare molte forme di attività pacifica di oppositori politici, difensori dei diritti umani e giornalisti.
Il rapporto si basa su un’analisi approfondita di 118 capi d’imputazione, almeno uno per ciascuna delle 81 province turche, che accusano determinati individui di appartenere ad un’organizzazione terroristica, nello specifico il Movimento Gülen, il gruppo religioso accusato di aver orchestrato il tentato golpe del 2016.
Il rapporto evidenzia che nell’ambiente di paura alimentato dal potere coercitivo dello Stato nella Turchia post-colpo di stato, la prassi dei pubblici ministeri, noti per il loro tradizionale approccio statalista e di sostegno al regime, si è sempre più allontanata dagli standard nazionali e internazionali.
Gli autori del rapporto sottolineano l’urgente necessità di un rinnovato impegno verso i principi di equità, giustizia e rispetto dei diritti umani all’interno del sistema giudiziario turco e invitano i pubblici ministeri turchi ad adottare una serie di misure, tra cui redigere capi d’imputazione in linguaggio semplice e conciso, fornire una chiara spiegazione delle basi fattuali e legali, stabilendo connessioni coerenti tra prove e capi d’accusa, prendendo in considerazione le prove a favore dell’indagato, evitando di ricorrere a trame illogiche e teorie del complotto, e, soprattutto, preservando la dignità umana rispettando i diritti umani nell’esercizio dei loro doveri.