LA FIDU SUL CASO YEVHEN LAVRENCHUK: L’ESTRADIZIONE DA PARTE DELL’ITALIA SAREBBE INAMMISSIBILE

Dopo aver ricevuto informazioni sul caso di Yevhen Lavrenchuk, la FIDU intende richiamare l’attenzione delle autorità italiane sulla natura politica della richiesta di estradizione avanzata dalla Federazione Russa all’Italia e quindi sull’alto rischio di un processo iniquo e di atti di tortura ai quali Lavrenchuk sarebbe sottoposto, qualora l’estradizione fosse concessa.

Il caso di Yevhen Lavrenchuk rappresenta un chiaro esempio di abuso dei meccanismi dell’Interpol e delle procedure di estradizione da parte di regimi autoritari, nonché delle evidenti difficoltà dei Paesi democratici di riconoscere tali abusi in tempo al fine di garantire adeguata protezione alle persone vittime di persecuzione politica. Infatti, nonostante la cancellazione da parte dell’Interpol della Red Notice emessa dalla Federazione Russa nei confronti di Lavrenchuk, con relativa notifica alle autorità italiane, il suo arresto e il processo di valutazione della richiesta di estradizione restano tuttora confermati dal tribunale italiano.

Il caso

Lavrenchuk è un cittadino ucraino, regista e direttore d’opera di fama internazionale. È stato fondatore del Teatro Polacco di Mosca e suo direttore fino al 2014, quando ha deciso di lasciare il Paese in seguito all’aggressione russa contro l’Ucraina, proprio a causa delle pressioni subite per non aver voluto assumere posizione in favore dell’occupazione russa. Tornato in patria, ha brillantemente portato avanti la propria carriera artistica tra l’Ucraina, la Polonia e Israele, vincendo diversi premi. In ragione della sua notorietà e delle sue posizioni sul conflitto russo-ucraino, Lavrenchuk è stato già oggetto di pressioni e minacce da parte della Federazione Russa. Quando ancora risiedeva in Russia, in occasione della messa in scena di alcune opere teatrali, ha ricevuto da parte del “Comitato degli Anziani” (un organo consultivo dell’ufficio del sindaco) della città russa di Tomsk accuse di “propaganda all’omosessualità”, condotta vietata in Russia da un’infausta legge approvata nel 2013.

Lavrenchuk è stato arrestato lo scorso 17 dicembre a Napoli, in esecuzione del mandato di cattura emesso dalla Federazione Russa il 10 luglio 2020 per l’esecuzione di un provvedimento cautelare con generiche accuse di “frode su larga scala”, per le quali è prevista una pena fino a dieci anni di reclusione; l’arresto è stato disposto e convalidato, sulla base della richiesta inserita nel sistema di ricerca Interpol, mentre Lavrenchuk si trovava a Napoli per uno scalo aereo. Dal suo arresto e fino allo scorso 20 gennaio Lavrenchuk è stato detenuto a Poggioreale. Solo il 7 gennaio, a seguito di una revisione legale, il Segretariato Generale dell’Interpol ha comunicato che i dati inseriti nella diffusione di ricerche internazionali da parte della Russia non risultavano conformi all’articolo 3 dello Statuto Interpol (qualsiasi attività o intervento in questioni o affari con risvolti politici, militari, religiosi o razziali è rigorosamente vietato dall’Organizzazione). Pertanto le informazioni sul conto di Yevhen Lavrenchuk con relativa Red Notice sono state cancellate dalla Banca dati Interpol. La cancellazione è stata immediatamente comunicata al Ministero dell’Interno e successivamente, con ordinanza del 20 gennaio, Lavrenchuk è stato posto agli arresti domiciliari dalla Corte d’Appello di Napoli. Nel mentre, la Federazione Russa ha fatto pervenire il 19 gennaio la sua domanda di estradizione al Ministero degli Affari Esteri. Lavrenchuk resta tuttora ai domiciliari a Napoli, in attesa di una decisione del tribunale sull’estradizione, nonostante la cancellazione da parte dell’Interpol della Red Notice perché politicamente motivata.

Inammissibilità dell’estradizione

Il diritto internazionale proibisce l’estradizione in caso di persecuzione politica, così come quando c’è il rischio che la persona in questione possa essere torturata e sottoposta a un processo ingiusto. Questo è affermato nella Convenzione delle Nazioni Unite contro la tortura, nella la Convenzione delle Nazioni Unite relativa allo status dei rifugiati, nella Convenzione Europea dei Diritti dell’Uomo, nella Convenzione europea di estradizione, nella Convenzione europea di assistenza giudiziaria in materia penale, nonché nell’Art. 26 della Costituzione italiana.

La cancellazione della Red Notice da parte dell’Interpol non pone alcun dubbio sulla natura politica della richiesta di estradizione da parte della Federazione Russa. Questo rappresenta un elemento grave e preciso della strumentalità della domanda di arresto, in quanto animata dallo scopo di perseguire il regista per la sua nazionalità e per le sue opinioni politiche; l’abuso dello strumento delle Red Notices e della conseguente procedura di estradizione da parte di regimi autoritari è un tema sul quale la FIDU ha ripetutamente lanciato un allarme. Tra l’altro la Federazione Russa è il Paese al mondo che maggiormente si avvale dello strumento della segnalazione nella banca dati Interpol dei propri ricercati (il 38% delle domande complessive).  Inoltre, La FIDU è stata tra le organizzazioni che hanno lanciato una campagna globale per una riforma dell’Interpol, seguendo le raccomandazioni del Parlamento europeo e dell’Assemblea parlamentare del Consiglio d’Europa. Di recente, in occasione dell’Assemblea generale dell’Interpol, FIDU insieme all’Arrested Lawyers Initiative ha promosso una risoluzione adottata da 64 organizzazioni per i diritti umani e leader della società civile, tra cui rinomati attivisti, esperti e parlamentari, che denuncia gli abusi dei meccanismi dell’Interpol da parte di regimi autoritari, in particolare Cina, Federazione Russa, Kazakistan, Bielorussia, Moldavia e Turchia e che chiede un’urgente riforma.

Tra il 2017 e 2022, il Parlamento europeo e l’Assemblea parlamentare del Consiglio d’Europa hanno pubblicato diversi rapporti sull’abuso di Interpol e sull’estradizione. L’ultimo, in cui viene menzionata la risoluzione promossa dalla FIDU, è del 1° febbraio.