D La Repubblica, 10 agosto 2019
HOULEYE KANE
Attivista, Mauritania
DI ELEONORA MONGELLI
Ha solo 14 anni e frequenta la scuola a Nouakchott, capitale della Mauritania, quando viene a sapere di una ragazza che, dopo essere stata violentata e abbandonata nel deserto dal suo fidanzato, si ritrova in prigione perché considerata colpevole. Quell’orrore e quella rabbia Houleye li prova ancora oggi, impegnata in un collettivo di donne, giuristi e altri attivisti che ascoltano instancabilmente le testimonianze di tante vittime di stupro. “Sono stata testimone di molte storie”, dice Houleye, “e solo pensarci mi provoca un dolore che non mi fa dormire. Da qui parte il mio attivismo. Da quello che è accaduto e che continua ad accadere ogni giorno”.
Houleye, cresciuta in una famiglia numerosa, con una madre che ha compiuto enormi sacrifici per poterle assicurare gli studi, diventa così la voce di tante donne mauritane che, ogni giorno, nel silenzio più assoluto, tra le mura domestiche o sul posto di lavoro, da vittime di violenze diventano colpevoli, perché in Mauritania una donna che denuncia uno stupro e che non riesce a provare l’assenza di consenso è perseguibile dalla sharia per adulterio.
Come rompere, quindi, il silenzio delle vittime? Questa la sfida più importante. “Come giornalista ho il potere di informare e di sensibilizzare ma spesso ho di fronte molti ostacoli. Le vittime non vogliono parlare delle violenze subite, hanno paura di essere processate o di essere emarginate. Diventa così difficile mostrare la realtà”.
Houleye Kane però va avanti. Da anni lavora senza sosta per promuovere un disegno di legge che protegga le donne dallo stupro, con la speranza che la parte femminile di chi siede in Parlamento riesca a vincere lo stigma sociale: “Perché oggi certe cose non possono uscire dalla bocca di una donna, a detta di molti uomini. Ma è soprattutto a noi che spetta cambiare le cose”.