Foto MONUSCO Abel Kavanagh
L’albinismo
È un’anomalia genetica piuttosto rara che si trasmette, fatta eccezione per una particolare forma di albinismo oculare, quando entrambi i genitori sono portatori del gene, anche se non sono essi stessi albini. L’assenza o il mal funzionamento dell’enzima preposto alla sintesi della melanina è all’origine delle caratteristiche somatiche che si riscontrano nelle persone affette da albinismo: pelle chiarissima, capelli bianchi o quasi, talvolta iridi rosse. Sul piano sanitario si tratta di una condizione che comporta una maggiore predisposizione allo sviluppo di difetti della vista e neoplasie della pelle, più sensibile alle ustioni solari. Importante inoltre da sapere:
• L’albinismo NON è tipico di una particolare area geografica bensì è diffuso in tutto il mondo;
• L’albinismo NON è contagioso;
• L’albinismo È una condizione che si eredita ed È presente sin dalla nascita.
La persecuzione degli albini in Africa
La sistematica violazione dei diritti umani fondamentali delle persone affette da albinismo è un problema che riguarda la quasi totalità degli Stati dell’Africa subsahariana, mentre casi di discriminazione sono stati rilevati anche in Egitto. Si tratta di una pratica nefasta che non si limita all’esclusione sociale dell’individuo, ma integra fattispecie di reato molto gravi come l’omicidio, il sequestro di persona, lo stupro, la mutilazione corporale, il traffico di organi o altre parti del corpo, l’infanticidio, l’abbandono di minore. Le vittime che sopravvivono a queste violenze sono psicologicamente segnate da un trauma che le accompagna per il resto della vita.
Numerosi sono gli stereotipi che esistono attorno alla figura degli albini e diversi i motivi alla base dei crimini commessi. Superstizioni, credenze e miti che risalgono a centinaia di anni fa si fondono con fenomeni del tutto recenti, assumendo così caratteristiche peculiari secondo la comunità di riferimento. Esiste però un comune denominatore degli attacchi perpetrati contro le persone affette da albinismo: la “deumanizzazione”, cioè la convinzione che gli albini siano esseri magici, o addirittura fantasmi che non possono morire ma solo scomparire.
I crimini
Gli attacchi rituali sono molto diffusi. Il loro scopo è usare parti del corpo della vittima per confezionare talismani, pozioni miracolose, o praticare altri riti che arrecherebbero successo, buona salute o buona sorte. Gli attacchi possono però essere perpetrati con il solo obiettivo di vendere – normalmente a prezzi altissimi – gli arti o gli organi della vittima per gli stessi usi rituali. Esiste un vero e proprio mercato nero, con connotati spesso transfrontalieri, alimentato da esponenti della società economicamente facoltosi, in alcuni casi con la complicità di elementi delle forze di sicurezza. La profanazione dei luoghi di sepoltura è una diretta conseguenza di questo business.
Le vittime più frequenti sono i minori, non solo perché più vulnerabili, ma perché si crede che l’innocenza accresca il potenziale del rituale. Alcuni sono persino convinti che questo sia ancora più forte se la vittima urla durante l’amputazione. Talvolta i bambini sono venduti dalle loro famiglie ai trafficanti, rapiti, abbandonati al loro destino o uccisi alla nascita. Tra i molteplici fattori che sono alla base di simili violazioni, esiste l’accusa di stregoneria, realtà molto più ampia e inquietante che coinvolge anche minori non albini, messi all’indice per i motivi più disparati e condannati a vivere da reietti come bambini di strada. La diffusione delle religioni rivelate non ha purtroppo arrestato questo fenomeno. In molti paesi le accuse di stregoneria sono mosse proprio da uomini di culto: revivalisti, carismatici, pentecostali. Inoltre, il rapporto delle comunità con la stregoneria è cambiato e oggi ha poco a che vedere con la “tradizione africana”. In passato la magia poteva avere connotati positivi o negativi, mentre oggi ha un portato esclusivamente negativo. La stregoneria contemporanea è dunque una tradizione reinventata in tempi recenti, presente in molti aspetti della vita quotidiana.
Secondo i dati parziali emersi dall’ultimo rapporto dell’organizzazione Under the Same Sun i paesi più a rischio per le persone affette da albinismo sono Tanzania, Mozambico e Malawi. In quest’ultimo Stato il fenomeno è notevole in crescita.
Dove intervenire
• Non si conosce con esattezza quanti e quali crimini siano commessi ogni anno nei paesi interessati. La conta si limita necessariamente ai casi denunciati, ma si hanno ragionevoli motivi per ritenere che il dato reale sia non di poco superiore. I rituali avvengono in segreto, in molti paesi le nascite e le morti non sono registrate, le vittime e le loro famiglie spesso non sporgono denuncia per il timore di ritorsioni o per le difficoltà nel trovare testimoni disposti a parlare. Non è possibile definire strategie e politiche adeguate senza una raccolta dei dati e una documentazione dei crimini.
• Gli appartenenti alle forze di polizia e al sistema giudiziario talvolta condividono credenze e superstizioni che sono alla base di questi crimini, inoltre la corruzione e la complicità con i trafficanti non sono infrequenti. Anche quando il caso viene denunciato e arriva in corte, difficilmente si risolve con una condanna. Le vittime non sono quasi mai assistite in modo adeguato, né sono informate dei loro diritti e di come si svolgerà il procedimento. Un’analisi del complesso normativo esistente in ciascun paese e della correttezza delle procedure giudiziarie serve per colmare le lacune esistenti e migliorare l’efficacia e l’applicazione della legge. Si tratta di elementi essenziali per contrastare l’impunità e assicurare adeguata riparazione alle vittime.
• Il diritto all’educazione, indispensabile per lo sviluppo umano, economico e sociale della persona, è spesso negato o reso estremamente difficile da fruire. I bambini affetti da albinismo sono esposti ad atti di bullismo e di scherno e devono confrontarsi con un sistema scolastico incompatibile con la loro condizione, ad esempio per quel che riguarda i difetti della vista. Occorrono adeguata formazione del personale scolastico e misure mirate di supporto all’apprendimento.
• L’integrazione delle persone albine e il reinserimento sociale delle vittime sono essenziali. Campagne di sensibilizzazione declinate in base al contesto possono far sì che il supporto e la protezione da parte della comunità diventi una misura di prevenzione dei crimini.
• In molti paesi si registrano inoltre carenze sia del sistema sanitario (rispetto alle patologie, anche gravi, che le persone affette da albinismo possono sviluppare) che dei centri d’accoglienza destinati ad ospitare minori e persone in difficoltà. Questi rifugi sono spesso sovraffollati, in pessime condizioni igieniche, non sicuri, con personale non formato. In tali condizioni, rischiano di rafforzare la segregazione più che offrire un riparo.
La FIDU considera un grave crimine contro l’umanità la persecuzione degli albini e s’impegna, d’intesa con le organizzazioni internazionali e in partnership con gli attori della società civile locale, a intraprendere tutte le azioni necessarie per porvi fine.