ABROGAZIONE REATO DI TORTURA/ FIDU: IN ITALIA ESISTE UN REFLUSSO REAZIONARIO CHE OPERA PER RESTAURARE PRATICHE E NORME ILLIBERALI

Roma, 26 ottobre 2018 – Le recenti dichiarazioni del Senatore Maurizio Gasparri sull’intenzione di rimettere in discussione, attraverso un emendamento al decreto sicurezza, l’esistenza del reato di tortura nel nostro ordinamento, sembrano il segno di una volontà di promuovere l’impunità a scapito della giustizia e dello Stato di diritto. Va riconosciuto al Senatore Gasparri un dato di coerenza sulla materia, poiché nel 2016 si batté affinché si prevedesse che il comportamento violento, per integrare la fattispecie di tale reato, fosse reiterato più volte. In sostanza, per Gasparri, Stefano Cucchi sarebbe dovuto morire più volte affinché il comportamento dei suoi carnefici fosse definibile come tortura. Nulla di nuovo, dunque, neppure nelle convergenze, che vedono la leader della formazione Fratelli d’Italia schierarsi a favore della proposta del Senatore Gasparri, che ha incassato anche un’apertura, ancora tutta da verificare, di uno dei partiti della coalizione di governo. Vedremo come finirà, ma intanto non possiamo che fare appello a tutte le forze sostenitrici dello Stato di diritto affinché si oppongano a qualsiasi tentazione di tollerare vecchie pratiche lesive dei diritti e della dignità dei cittadini, quandanche imputati o semplicemente sospettati di aver violato la legge.

L’Italia è stato l’ultimo Paese europeo ad aver introdotto il reato di tortura, dopo decenni di resistenze e condanne da parte della Corte Europea dei Diritti dell’Uomo, e rinunciare ora a questa conquista di civiltà significherebbe operare per riportare il Paese indietro anziché promuoverne il progresso. L’esistenza del reato di tortura non impedisce alle forze dell’ordine di svolgere diligentemente il loro lavoro, anzi, è una misura che tutela anche chi opera per il rispetto della legge. Inoltre, la cancellazione del reato di tortura metterebbe l’Italia in una posizione di mancato rispetto del diritto internazionale ed in particolare della Convenzione contro la Tortura, al pari dell’Afghanistan, tanto per fare un esempio.

La FIDU auspica al contrario che la legge, anziché cancellata, venga migliorata, consentendo ai giudici una maggiore agibilità nell’applicarla correttamente e in sintonia con gli standard internazionali in materia. Sarebbe un ulteriore passo avanti nella certezza del diritto.

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