Il capo del reparto clinico del carcere di Evin, dove sono rinchiusi la maggior parte dei prigionieri politici iraniani, sta negando il ricovero ospedaliero all’attivista per i diritti umani Atena Daemi. Arrestata nel 2014, la Daemi è stata condannata nel marzo del 2015 a quattordici anni di carcere, ridotti poi a sette in appello.
Qualche mese addietro, in protesta contro le persecuzioni del regime, la Daemi aveva dichiarato lo sciopero della fame. La Daemi ha interrotto lo sciopero nel maggio scorso, ma la sua protesta estrema le ha causato seri problemi ai reni e alla cistifellea. Dopo la visita da parte di un medico specialista è stato ordinato il suo ricovero ospedaliero, ma al ricovero si è opposto il capo del reparto clinico del carcere di Evin, dottor Abbas Khani. Khani ha accusato la Daemi di simulazione e ha accettato unicamente di farla visitare da medici da lui indicati all’ospedale “Imam Khomeini”.
Chiaramente, il responso dell’ospedale è stato conforme a quello di Abbas Khani che, non contento, ha anche deferito la Daemi alla Corte con per “insulto alle autorità”. Purtroppo per il Dottor Khani, la famiglia di Atena Daemi ha mostrato la cartella clinica della prigioniera politica anche ad altri medici, imparziali, che hanno conformato il rischio di aggravamento dello stato clinico di Atena e la necessità di un ricovero immediato.
Nel frattempo, Atena Daemi ha rifiutato di comparire davanti alla Corte di Quds, accusandola di totale imparzialità e chiedendo che ad essere perseguiti per negligenza siano proprio il dottor Abbas Khani e Chahar Mahali, a capo del carcere di Evin.