EMERGENZA CARCERI, FIDU: “URGENTE INTERVENTO DA PARTE DEL GOVERNO PER FRONTEGGIARE EMERGENZA IN ATTO”

Roma, 10 marzo 2020 – Che la situazione carceraria fosse una bomba pronta ad esplodere era, purtroppo, una consapevolezza che gli addetti ai lavori avevano raggiunto da molto tempo.

Decenni di politiche assenti o, nella migliore delle ipotesi, miopi, sia strettamente indirizzate alle condizioni detentive sia, più in generale, riguardanti il sistema giustizia nel suo insieme, hanno causato una situazione instabile e problematica che, al verificarsi di un evento quale l’emergenza coronavirus, non poteva non collassare.

Il sovraffollamento, le condizioni inumane e degradanti, più volte accertate e causa di numerose condanne da parte della Corte Europea dei Diritti Umani, sono gli aspetti più gravi ed evidenti del problema che, tuttavia, comprende una lunga serie di disfunzioni ed omissioni sistemiche. Si parte dall’abuso della risposta carceraria e penale, da parte dello Stato, nei confronti di determinati fenomeni sociali, si passa per la incredibile congestione delle procure e dei tribunali (causa dei tempi irragionevoli dei processi e delle inaccettabili condizioni dei detenuti in attesa di giudizio) e, infine, si arriva alla scarsità di misure alternative alla detenzione; senza, peraltro, dimenticare le più banali problematiche dalla fatiscenza degli edifici penitenziari, alla mancanza di personale medico e sanitario e alle condizioni inumane in cui sono costretti ad operare gli agenti di polizia penitenziaria.

Gli atti di violenza ed i tentativi di evasione cui stiamo assistendo in queste ore, in molte carceri italiane, non possono certamente trovare giustificazione. Tuttavia, la FIDU auspica che la politica trovi al più presto una risposta seria e concreta alla situazione di crisi che si è verificata, onde evitare conseguenze ben più gravi di quelle già in atto. Già solo il differimento quando possibile delle esecuzioni penali e un ricorso più frequente alla detenzione domiciliare sarebbero dei provvedimenti di buonsenso al fine di fronteggiare e contenere l’emergenza in atto; sarebbe anche opportuno che si possa, nel contempo, discutere concretamente, senza preconcetti ideologici, dell’eventuale opportunità di ricorrere a provvedimenti di amnistia ed indulto nei confronti di chi debba scontare una pena residuale minima.

Occorre tenere presente che un’epidemia diffusa, nelle condizioni già critiche di sovraffollamento e di carenza dei livelli minimi di igiene in cui versa la quasi totalità degli istituti penitenziari, porterebbe ad una catastrofe sanitaria senza precedenti e, certamente, l’ipotesi di “chiudere” gli istituti ad ogni contatto con l’esterno fino alla fine dell’emergenza è tecnicamente irrealizzabile e teoricamente aberrante.

L’emergenza in atto ha reso, in ogni caso, evidente che occorre affrontare il problema giustizia e carceri in maniera urgente e concreta, tenendo sempre presente che la risposta carceraria ha la finalità di contenere fenomeni criminali che offendono i valori essenziali della società e, contemporaneamente, risocializzare e rieducare il condannato, al fine di un suo reinserimento nel consesso civile; e non, come invece troppo spesso avviene, di rispondere con il carcere e l’esclusione ad ogni comportamento ritenuto deviante, anche marginalmente, relegando tali aspetti ad argomenti secondari nella agenda politica nazionale.

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