COME LA CINA MINA LA LIBERTÀ ACCADEMICA NEL MONDO: IL CASO DREW PAVLOU

Il Riformista – 22 giugno 2020

DI ELEONORA MONGELLI

Drew Pavlou ha solo 21 anni ma conosce già bene il prezzo della battaglia per la difesa della libertà dei suoi coetanei in Tibet, nello Xinjiang e a Hong Kong.

Studente australiano che vanta una media altissima e l’assegnazione di diversi premi accademici, Drew da un anno sta affrontando un’aspra lotta contro le interferenze di Pechino nella sua università, l’Università del Queensland, che ha sede a Brisbane e contro la quale ha appena iniziato un’azione legale.

Tutto comincia l’anno scorso, quando lo studente decide di organizzare un sit-in nel campus universitario per denunciare l’atteggiamento repressivo della Cina nei confronti delle minoranze e dei cittadini di Hong Kong. Chiaramente, questa protesta non piace a Pechino, con cui l’università ha stretti legami di collaborazione ospitando anche un Istituto Confucio, ente per la promozione della lingua e cultura cinese nel mondo, rinomato per la sua capacità di esercitare soft power sull’Occidente. Il direttivo della Queensland ha sempre dichiarato di non avere nulla contro l’attivismo di Drew, eppure, da quel momento, comincia ad esserne ossessionato a tal punto da avviare nei suoi confronti un procedimento disciplinare per motivi giudicati da molti assurdi e infondati, che gli comporta la sospensione per due anni dal suo corso di studio.

Quella che per Drew era una battaglia per la difesa dei diritti fondamentali delle minoranze cinesi, diventa improvvisamente una più ampia lotta per affermare la sua libertà di espressione, per proteggere la libertà accademica della sua università, nonché un monito per tutti i Paesi liberi sui rischi che le relazioni commerciali con la Cina, persino in ambito accademico, possano comportare sui sistemi democratici e sui principi dello Stato di diritto.

Le accuse sulle influenze di Pechino sollevate in quest’ultimo anno all’Università del Queensland sono arrivate da diversi fronti. Sono persino state oggetto di un intervento del senatore James Paterson in Parlamento, in cui sono stati svelati alcuni dettagli sugli incentivi salariali del vice-rettore dell’Università, il professor Peter Høj. Questi fino al 2018 occupava un ruolo di consulente pro bono per la Hanban, l’organizzazione del governo cinese responsabile degli Istituti Confucio in tutto il mondo, e avrebbe ricevuto un importante bonus salariale dalla Queensland in gran parte proprio per aver intensificato i legami con la Cina.

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